La dura vita dell’influencer

Fedez, lo scorso primo Maggio, si è fedez_fi_0105prodotto in un discorso a proposito della legge Zan che, per quanto condivisibile, non è quello di cui vorrei parlare oggi. Piuttosto vorrei porre l’attenzione su un effetto collaterale che si è manifestato, come spesso succede quando l’attualità incrocia la strada di  qualcuno di questi noti “influencer”. Possono infatti prodursi nelle migliori iniziative, difendere nobili cause, fare generose donazioni, ma restano nell’immaginario collettivo cattivi esempi e scansafatiche i quali vivono in un mondo ovattato e comodo sguazzando nella ricchezza.

Che siano spesso ricchi non vi è dubbio alcuno ma, come spesso succede, ricchezza non è sinonimo di stoltezza. Anzi, vi do una notizia sconcertante, queste persone lavorano, e lavorano sodo. Perché, se pensate che pubblicare qualche video su Instagram, scrivere assiduamente in un weblog o produrre video su Youtube sia cosa semplice, vi sbagliate e parecchio. Vi basti guardare la differenza di date tra questo post e il precedente. Ve lo anticipo, si tratta di quasi un anno, e non perché io me ne sia scordato ma solo perché, impegnato in un lavoro di quelli “normali”, arrivo a casa la sera e non ho la minima voglia di mettermi a scrivere.

Perché scrivere è faticoso e crearsi un pubblico è ancora più difficile. Nei miei tempi d’oro, quando avevo un weblog piuttosto frequentato, postavo non meno di una volta al giorno e talvolta anche più di una. E, per vostra informazione, trovare argomenti da postare è un lavoro a tempo pieno, faticoso, stressante e difficile. Dannatamente difficile. E poi, va messo nero su bianco, raccontato con capacità, va creata una storia, non basta scrivere due righe o registrare un breve video.

Perciò, vi prego, considerate con attenzione questi aspetti e rispettate queste persone che, per arrivare ad avere migliaia di followers hanno dovuto lavorare sodo, senza alcuna garanzia di successo, mettendosi in gioco con la loro esclusiva capacità. E se trovate che qualche contenuto non sia nei vostri “standard culturali” considerate che la colpa probabilmente non è nemmeno loro, ma appunto, delle decine, centinaia o spesso migliaia di persone che li seguono proprio per tali contenuti.

Loro, gli “influencer”, ci provano pure ad elevarsi, ma la vostra derisione e il vostro disprezzo di certo non li aiutano.